Leggende napoletane
Tietoa kirjasta
O munaciello, il diavolo di Mergellina, la leggenda di Capodimonte e molti altri ancora: una Napoli esoterica, magica e circondata dalla nebbia del mito. Una città antica, più antica anche di quanto si pensi, che rivive attraverso le testimonianze di uomini e di donne che la seppero raccontare, al principio del novecento, alla penna della giornalista Matilde Serao.
Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l’uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli elfi a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici walkirie, innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le roussalke bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto kelpis non salta in groppa al cavaliere smarrito. Lassù una natura quasi ideale, nebulosa, malinconica, ispiratrice agli uomini di strani delirî della fantasia: qui una natura reale, aperta, senza nebbie, ardente, secca, eternamente lucida, eternamente bella che fa vivere l’uomo nella gioia o nel dolore della realtà. Lassù si sogna nella vita; qui si vive in un sogno che è vita. Lassù i solitarî e tristi piaceri della immaginazione che crea un mondo sovrasensibile; qui la festa completa di un mondo creato. E le nostre leggende hanno un carattere profondamente umano, profondamente sensibile che fa loro superare lo spazio ed il tempo. Soltanto, per ascendere ad una suprema idealità, hanno bisogno del misticismo: di quel misticismo che è la follia dell’anima, inebbriata omicida del corpo, di quel misticismo che è fede, pensiero, amore, arte, attraverso tutti i secoli, in ogni paese; di quel misticismo che è il massimo punto divino a cui può giungere un’esistenza eccessivamente umana. Ma a questo dramma, a questa vittoria cruenta dello spirito sul corpo, vien dietro un altro dramma, più umano, più potente, dove il pensiero ed il sentimento non vincono la vita, ma vi si compenetrano e vi si fondono; dove l’uomo non uccide una parte di sé per la esaltazione dell’altra, ma dove tutto è esistenza, tutto è esaltazione, tutto è trionfo: il dramma dell’amore. Le nostre leggende sono l’amore. E Napoli è stata creata dall’amore.