Lo specchio metafisico
Tietoa kirjasta
Perché lo specchio metafisico?
La letteratura se non è metafisica non è. I linguaggi se non abitano lo specchio non vivono.
Letteratura, filosofia e antropologia sono uno specchio della metafisica. Il quale ha bisogno della parola che si racconta nelle immagini. Negli scenari immaginari.
Raccontando pezzi di vita ho raccolto ciò che ho vissuto. Bisogna sempre scrivere di ciò che si conosce. Nulla ha senso tranne il vissuto abitato. Tranne ciò che si abita vivendolo.
Questo libro?
Non è un libro. Sono pagine intrecciate lungo i fiumi e gli orizzonti della consapevolezza. Soltanto se si è in rivolta possono dare un senso. Sono pagine di erranza. Resto un errante tra testimoni eretici. L'isola della parola è incastrata nello specchio metafisico.
Ho scritto questa nota per non dire. O per dire. Chi leggerà saprà. Chi non dovesse leggere vivrà tra gli orizzonti e il mare. Chi rimanderà la lettura capirà che oltre può esserci altro. La magia è non raccontabile e il mistero si trova nel sacro e nei riti del mito.
Insomma, procediamo.
Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all'Estero, è presidente del Centro Studi “Grisi”.
Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", “Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "L’ultima primavera", “E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi"). Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D'Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro. Numerosi sono i suoi testi sulla letteratura italiana ed europea del Novecento.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e si considera profondamente mediterraneo. Ha scritto, tra l'altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo", giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.