Nerone
Il caos e le congiure
Tietoa kirjasta
I primi cinque anni di potere furono denominati "l'età d'oro" di Nerone, per la sua amministrazione saggia e avveduta, come anche gli storici a lui ostili (cioè tutti) avevano dovuto ammettere. La sua buona politica, celebrata da poeti e letterati, avrebbe portato clemenza nell'esercizio della giurisdizione, il ripristino dello stato di diritto, il rispetto delle prerogative dei consoli e del Senato. Realizzò molte opere pubbliche e combatté poche guerre, strettamente difensive. Poi, però, attuò alcune riforme amministrative che andavano nella direzione di un rafforzamento dell'assolutismo imperiale e di un forte contrasto con il Senato: ai questori dell'erario, nominati dai senatori, sostituì i prefetti dell'erario, scelti da lui stesso, in modo da togliere al Senato ogni possibilità di incidere sulle finanze dello Stato. Nerone divenne così un personaggio sempre più fuori controllo, sotto il profilo politico, personale e umano.
Nell'ambito familiare e della cerchia dei suoi sostenitori le cose andarono progressivamente peggio: i dissapori con la madre Agrippina, che pure aveva fatto carte false affinché succedesse a Claudio, condussero al matricidio; stessa fine fecero la moglie Ottavia e – pare – la successiva, Poppea. Intanto Roma bruciava nel famoso incendio del 64 e, se ormai sembra esclusa ogni sua responsabilità nell'evento, Nerone approfittò della situazione per crocifiggere cristiani e costruirsi una nuova residenza, la
Domus Aurea, espropriando terreni privati. Toccò infine a lui diventare bersaglio di congiure; sventata quella di Pisone, affollata di partecipanti, perse via via tutti i suoi sostenitori finché si trovò attorno solo nemici: militari, pretoriani, senatori. E non gli rimase che togliersi la vita.