Dietro le comiche peregrinazioni quotidiane di un padre spiantato che di mestiere fa lo scrittore e il proprio bambino di neanche dieci anni, che costituiscono l’asse portante di questo romanzo, troviamo in sintesi un solo messaggio alla nazione, che di questi tempi è addirittura rivoluzionario: pur stando nel terzo millennio, ovverosia in piena esplosione della società capitalista e quindi consumistica, non servono soldi per far felice un bimbo, ma basta metterci impegno e saper far fruttare il poco che si ha per vivere. La ricetta è l’ottimismo, l’allegria e il divertimento, tutti ingredienti di cui usufruirà un figlioletto che, oramai adulto, fa da voce narrante, raccontando ai lettori la sua strana vita con quello strano papà. L’opportunità gliela offre l’inaspettato e periodico arrivo in casa, via posta, di dieci prologhi di altrettanti romanzi del genitore, che puntualmente, uno al mese, qualcuno gli invia dopo la morte del padre. Le dieci pagine, quei dieci incipit, celano ovviamente una sorpresa.