Quanto tempo è passato? Giorni, mesi, anni, Enrico non ne vuole avere memoria. Nell’isolamento di un casolare di campagna, seduto su un sedile di pietra respira e ingoia l’assoluto silenzio sperando che riesca a inghiottirlo. Nella sua crisalide di pietra, sconta una pena che non conosce fine.
Intorno a lui si estende un vigneto i cui pampini si arrampicano su vecchi ulivi, in lontananza l’eco di quella vita che ha abbandonato. Tutto nella sua mente percorre, come un loop senza fine, sempre lo stesso giro malato. I suoi giorni sono intrecciati al pensiero di Luisa, sua moglie, ora che non c’è più, più reale di quando invece le viveva accanto. Ne comprende ogni minima sfumatura, vede il suo cuore, un cuore che immagina a punta ricurva, come Luisa immaginava quello della sua amata Maria Callas, vede con i suoi occhi. Una distrazione, una bizzarria della vita e gli occhi grandi di Luisa si sono chiusi per sempre alla luce della vita. Enrico paga il prezzo per avere voluto assaporare di nuovo la giovinezza, incapace di accettare il tempo che passa. Luisa, solare spiritosa e sensibile, è rimasta vittima incolpevole di un mondo in cui il sentimento vero e profondo si disgrega di fronte a uno specchio.
Il racconto si snoda in un alternarsi elegante di piani temporali e scorre lieve e melanconico.