Il capolavoro di Grazia Deledda, che fu insignita del premio Nobel per la letteratura nel 1926, narra le vicende di tre sorelle, le dame di Pintor, rimaste padrone di un podere, attraverso gli occhi del protagonista, un loro servo. L'opera pone un'equazione che unisce la Sardegna e la Russia. Infatti negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, quelli in cui la scrittrice si dedica alla ricerca di un proprio stile, concentra la sua attenzione, sull'opera e sul pensiero di Tolstoj. La relazione tra la Deledda e i russi è ricca e profonda, e incentrata sul libero arbitrio dell'uomo e sulla conseguente accettazione delle proprie responsabilità di fronte a Dio. La descrizione pittorica degli scenari ha il potere di evocare potentemente gli scenari del racconto.