La parte del fuoco
Description of book
Quelle di Karim ed Elsa sono due vite difficili, e ardono: immigrato clandestino lui, dentro e fuori da una clinica lei. Eppure quando si incontrano sembra sciogliersi un po’ della rispettiva solitudine, ma non si fa alcuna concessione al sentimentalismo. Marco Rovelli sceglie una lingua letteraria e tagliente per raccontare il nostro tempo visto dal margine: La parte del fuoco è un romanzo che denuncia e mostra l’inadeguatezza del sistema istituzionale e sociale nel dare spazio alle diversità, sedare i conflitti, rendere giustizia. Una storia che attraversa tutta l’Italia e la sua coscienza malata.
Lettore ideale: chi ha voglia di osservare la contemporaneità e i suoi incendi rinunciando alla distanza di sicurezza; chi scommette che impegno e letterarietà possano trovare un equilibrio.
Copyright a stampa TerraRossa Edizioni, Alberobello (Bari), 2020
Rovelli appare uno scrittore dalle molteplici tastiere: dai reportage narrativi al dialogo, dal racconto alla narrativa-saggio. Qui raggiunge il suo meglio in una prova di grande maturità espressiva.
– Marco Belpoliti su «L’Espresso»
Elsa e Karim si incontrano nella parte del fuoco: quella in cui deve bruciare qualcosa, di sé, per davvero incontrare l’altro. La pelle che brucia è la storia che si racconta. La propria storia: quella che, quando si svolge, crepita.
– Andrea Cortellessa nella prefazione della prima edizione
Il romanzo di Rovelli non ruba, aggiunge al mondo. Non copia, riconfigura, fa balenare la fiammella del possibile.
– Daniele Giglioli su «alfabeta2»
Marco Rovelli, scrittore e musicista toscano, racconta con uno stile originalissimo l’incontro fra due fuggiaschi desiderosi di un ricominciamento.
– Paolo Mattei sul «Venerdì di Repubblica»
Al centro di tutti i libri di Rovelli pulsa un nucleo di calore e luce, di sangue e carne che dirama la sua energia etica attraverso i personaggi, di solito portatori sani di subalternità. Accade anche nel romanzo La parte del fuoco, una storia di incontri e scontri che si esprimono attraverso i corpi dei protagonisti. Feriti, martoriati nella loro pelle oltre che nell’anima, come se quei tagli aprissero il varco verso una libertà altrimenti impossibile.
– Fulvio Paloscia su «la Repubblica»