Roma, 1938. In un rinomato Collegio il giovane prete Stefano Facchinetti muore in circostanze sospette. La polizia liquida il decesso come “accidentale”, ma due studenti, Umberto e Mimmo, si mettono a cercare altri indizi. Purtroppo, però, la loro indagine si arena a causa di reticenze e pressioni da parte di influenti personaggi del regime fascista.
Dieci anni più tardi, l’Italia è Repubblica e Umberto è diventato poliziotto. Coincidenza vuole che, lavorando a un caso, Umberto si ritrovi a scoprire i tragici risvolti e le scomode verità celati dietro la dubbia fine di don Stefano.
Il romanzo ci riporta indietro nel tempo, a un’Italia irregimentata e sprezzante che sta per essere travolta dalla II Guerra mondiale. Nel Collegio dove studia Umberto, si percepisce fin troppo bene la connivenza con il regime, tant’è che gli alunni definiscono le tonache dei preti “camicie nere appena un po’ più lunghe”. I ragazzi mostrano maggior giudizio di coloro che li invitano ottusamente a non essere “dissipati” e si oppongono, sia pur con ingenui lazzi e dispetti, a una società sempre più ingiusta e dissennata che con la promulgazione delle leggi razziali si sta avviando verso il baratro.