Pavese, arrestato per antifascismo e frequentazione di ambienti sovversivi (nonostante fosse piuttosto distante dalla politica), fu condannato al confino in Calabria, a Brancaleone, e poi amnistiato nel 1936 dopo la vittoria della Guerra d'Etiopia. Da questa tragica esperienza, Pavese trarrà spunto per scrivere Il carcere, romanzo breve in cui Stefano, confinato nonché alter ego dell'autore, conosce Concia, una ragazza incolta e sensuale che, con la sua animalità ancestrale, diventerà oggetto del desiderio e proiezione mitica della sua ansia esistenziale. La stessa inquietudine che impedisce a Stefano di prendere una posizione politica definita e di stringere rapporti con la gente del paese, del tutto distante da lui per formazione e per abitudini di vita. Incattivito per la condanna, Stefano comincia a sprofondare in un senso di isolamento e di alienazione.