A Keplero si devono le famose tre leggi che descrivono il moto dei pianeti. Mettendo a frutto la mole di osservazioni astronomiche ereditate dal suo maestro e predecessore Tycho Brahe, l’astronomo tedesco scopre la forma ellittica (e non perfettamente circolare) delle orbite, la velocità di movimento intorno al Sole e il rapporto tra periodo e distanza dal Sole che caratterizza il moto dei pianeti. Supera l’antica descrizione delle orbite come elementi solidi e considera il Sole non come un punto geometrico, ma come un corpo celeste capace di influenzare le orbite dei pianeti, mossi da una forza che sarà Newton, in seguito, a comprendere appieno con la legge di gravitazione universale. Al crocevia tra scienza moderna, filosofia e religione, Keplero cerca nell’astronomia le tracce dell’armonia divina che pervade ogni aspetto della creazione, e fa dialogare fra loro fisica, astronomia, matematica e perfino teoria musicale: senza però subordinare mai alla sua visione filosofica del cosmo i dati derivanti dall’osservazione scientifica.