"Io non so che voglia sia questa, ogni volta che torno in Sicilia, di volerla girare e girare, di percorrere ogni lato, ogni capo della costa, inoltrarmi all'interno, sostare in città e paesi, in villaggi e luoghi sperduti, rivedere vecchie persone, conoscerne nuove." Così Consolo scrive in apertura del racconto Comiso, condensando in queste parole la sua profonda sicilianità che si manifesta in uno stile narrativo dalle sorprendenti soluzioni: una forma mista di resoconto storico, lettera, documento, teatrino popolare.
E proprio Le pietre di Pantalica raccontano un'antica, alta civiltà a cui si è sostituito un qualcosa d'indefinibile, non certo di segno positivo, e scandiscono la cronistoria delle ultime vicende del mondo contadino in un paese simbolo del latifondo. Il ricordo dei magici luoghi perduti e di volta in volta "riscoperti" con eguale emozione vibra nella prosa dello scrittore siciliano come la gagliarda solarità della sua terra.