Pietro Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la sua contrarietà all'uso della tortura, definendo ingiusto e antistorico un modello così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi metodi. Verri cominciò la stesura dell'opuscolo già nel 1760, ma non lo pubblicò per non inimicarsi, con le pesanti critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano presso cui si stava decidendo dell'eredità del padre. La grande opera del collega Beccaria, Dei delitti e delle pene, terminata nel 1764, prende in gran parte le mosse proprio dalle bozze delle Osservazioni sulla tortura.
Requisitoria appassionata, Osservazioni sulla tortura è il «libro dell'orrore» di Pietro Verri. Raccoglie le testimonianze documentarie del processo agli untori del 1630, uno dei casi più crudeli della storia del diritto, lo stesso poi ripreso nella Storia della colonna infame di Manzoni.