Italia, 1944. Il Paese è frammentato, la popolazione divisa. Sono gli anni della Resistenza, un momento storico in cui la dura realtà dei fatti travolge ogni innocenza.
Il giovane partigiano Gatsby, che sa ascoltare il mondo con una particolare sensibilità, si ritrova bloccato nei resti di una casa diroccata e i suoi compagni non riescono a farlo uscire. Si crea una situazione paradossale, nella quale incontra un compagno di sventura che, come lui, è rimasto prigioniero tra quelle mura, nella stanza accanto. La diffidenza, figlia del periodo, costringe i due a comunicare solo tramite foglio e carboncino, che si scambiano attraverso una fessura nel muro: le parole sono proibite, potrebbero rivelare troppo di chi sta al di là di quelle pietre. In questo alternarsi di frasi appena accennate e confessioni più intime, Gatsby si troverà a fare i conti con l’essenza stessa della natura umana, oltre ogni guerra e fazione. In sottofondo, il vento scandisce i ritmi della guerra per tutti coloro che lo sanno ascoltare.
“Nella primavera del 1944 il vento divenne un pianto disperato e io lo ascoltai”.