Alan Turing è celebre per aver contribuito in modo decisivo, durante la seconda guerra mondiale, all’impresa di decifrare i messaggi in codice utilizzati dai tedeschi con la loro macchina Enigma. Ma questa sua attività ha finito per mettere in ombra il suo fondamentale ruolo di padre dell’informatica, in un periodo in cui questa disciplina non aveva ancora un nome e gli elaboratori eseguivano compiti appena superiori a quelli di una calcolatrice meccanica da tavolo. Concentrando le sue ricerche sulla “computabilità”, cioè la valutazione della possibilità di far eseguire determinate operazioni a una macchina, a poco più di vent’anni definì i confini teorici dell’informatica presente e futura. Le sue ricerche successive non potevano non investire il campo di quella che in seguito si sarebbe chiamata intelligenza artificiale: il famoso test che porta il suo nome è ancora al centro del dibattito, quanto mai aperto, sulla capacità delle macchine di competere con la mente umana.