La scomparsa di Albertine produce nel Narratore uno dei percorsi di autoanalisi più alti, profondi e sinceri della letteratura. Giudicato da Proust “ciò che ho scritto di meglio”,
la graduale trasformazione del lutto in oblio è un’indagine che si cala nel dolore del mondo; il rancore, il senso di colpa, una Venezia immaginata, rievocata e reale, i nervi scoperti dell’autobiografia confluiranno nel Tempo ritrovato trovando un’insperata quiete.