Voce non binaria e multietnica del giornalismo scientifico, Sabrina Imbler ha sempre subito l'attrazione del mistero della vita sottomarina, in particolare delle creature che vivono in ambienti ostili o remoti. Lì ha scoperto alcuni dei modelli alternativi e radicali di famiglia, comunità, adattamento e cura del prossimo: dalla femmina del polpo, che dopo aver deposto le uova le accudisce per quattro anni senza mai muoversi, smettendo di mangiare e lasciandosi di fatto morire, al granchio yeti, perfettamente adattato a vivere nelle profondità marine, dove non ha bisogno della luce del sole e si nutre delle sostanze chimiche ricavate dai camini idrotermali. Soprattutto, Sabrina Imbler ha scoperto in questi modelli un inaspettato quanto suggestivo parallelo con la propria vita, caratterizzata da un'identità culturale e sessuale che non ha mai aderito ai canoni sociali dominanti. Intrecciando le meraviglie della biologia marina con l'autobiografia, "Fin dove arriva la luce" esplora temi sociali attuali e urgenti, ed è una celebrazione della diversità come valore e ricchezza e non come pericolo.