"Padri e figli" è considerato uno dei capolavori della narrativa russa del XIX secolo per la sua analisi della struttura familiare della sua epoca e dei rapporti interpersonali al suo interno.
È probabilmente l'opera più famosa e importante di Turgenev. In essa si affronta la tematica del nichilismo, nella sua accezione ateistica, materialistica, positivistica e rivoluzionaria.
La storia inizia il 20 maggio 1859, quando Nikolaj Petrovic Kirsanov, un modesto possidente terriero, aspetta il ritorno del figlio Arkadij, di ritorno da San Pietroburgo dove studiava all'università. In sua compagnia c'è l'amico Bazarov, studente di medicina, personaggio centrale del romanzo. Egli è materialista e antitradizionalista, e si autodefinisce un nichilista.
Lui e Arkadij si recano nella tenuta dei Kirsanov, dove vivono anche Pavel Petrovic, lo zio di Arkadij, un accanito conservatore e nostalgico aristocratico e Fenecka, una giovane serva messa incinta dal vedovo Nikolaj, uomo mite e tranquillo, che tenta (con scarsi esiti) di gestire la sua masseria applicando sistemi liberali. Ben presto si accende una disputa tra l'animo rivoluzionario di Bazarov e l'orgoglioso Pavel, così i due giovani preferiscono partire per recarsi a trovare i genitori di Bazarov.