La fine del Seicento e buona parte del Settecento segnarono l'apogeo e poi la crisi delle monarchie assolute, che in alcuni Paesi si aprirono alle riforme e in un altro caso, quello della Francia, si disgregarono nella Rivoluzione. Si concluse l'epoca – durata millenni – dei sovrani che governavano per diritto divino e ai quali doveva tributarsi cieca obbedienza, e si aprì quella dello Stato di diritto. A renderlo possibile fu un nuovo sentire comune, figlio dell'illuminismo ma non solo, che portò con sé il primato della ragione, la difesa delle libertà civili contro il dispotismo, l'indipendenza della morale dalla religione, la critica spietata delle contraddizioni del potere e di una sovranità che usava ignoranza, fanatismo e povertà come armi di sottomissione dei popoli. Idee e progetti che avrebbero trovato piena applicazione solo nel secolo successivo.