Romolo Augusto
La fine dell'impero
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Già con il visigoto Ataulfo si era creato, nel 418, il primo regno romano-barbarico indipendente entro il territorio imperiale. A favorire processi di integrazione tra Romani e barbari c'era anche una condivisione di spazi produttivi coattivamente stabilita dal governo romano in segno di ricompensa per il contributo militare dei barbari. Dopo il secondo sacco di Roma del V secolo (455) da parte dei Vandali, si succedettero imperatori dal brevissimo regno ed effimero potere, che si concentrò nella persona del generale Ricimero, il vero
kingmaker del periodo. Finché l'ultimo uomo forte sul trono, l'usurpatore Flavio Oreste, tentò la via della legittimazione familiare e assegnò la porpora imperiale al figlio quattordicenne Romolo Augusto, detto, per la giovane età, "Augustolo". Il regno di questi durò dieci mesi: a porvi termine fu il re degli Eruli Odoacre, che nel 476 lo depose. Così finì l'impero romano di Occidente, in seguito a una moltitudine di cause che ancora oggi fanno discutere gli storici: motivi economici e fiscali, religiosi (cristianesimo) e politico-militari (strapotere dei barbari con la complicità degli imperatori d'Oriente).