Stanze chiuse
Description of book
Antonio Papalia è autore di un romanzo autobiografico in cui racconta le vicissitudini occorsegli, in una sorta di riflessione rivolta a Sant’Agostino d’Ippona, al quale chiede: “Se a Tuo dire il tempo fosse qualcosa di indefinibile, in quale concezione temporale sarebbe collocabile il concetto di sottrazione del bene e del male o di ciò che dal bene medesimo mai può essere sottratto in quanto bene immutabile?” E questo è sufficiente ad indicarci la misura del pensiero filosofico di Antonio Papalia. A seguire, poi, una lunga “lettera” destinata ai suoi genitori, ai quali scrive: “Miei adorati genitori, certe volte, quasi tutti i giorni, cerco di ripercorrere con la mia povera mente un piccolo pezzettino della vostra vita. Le vostre gioie, le vostre sofferenze e, credo, queste ultime siano di molto superiori ai momenti felici. Ho potuto trascorrere solo metà dei miei attuali quarant’anni insieme a voi. Quando dopo lunghissimi anni ho potuto riabbracciarvi da persona libera, ho rivisto nei vostri stanchi occhi, una luce che avevo quasi dimenticato ed io, era come se fossi venuto al mondo in quel preciso momento.” Papalia, pertanto, mette in mostra tutta la sua umanità, verso tutti e, finanche, verso coloro che lo hanno privato della libertà per alcuni anni e che, probabilmente, lo hanno indotto a tante e tali riflessioni. E, per concludere, l’autore afferma: “Ho fatto viaggi con la mente oltre ogni limite della mia mente, pur non potendo conoscere i limiti di questa, né ancor meno i limiti di quel qualcuno che troverà interesse a leggermi e ancor di più ad aiutarmi nel conoscermi.” Una frase che rende il senso della sua enorme angoscia e che rappresenta un valido motivo per leggere il libro fino in fondo prima di esprimere giudizi, in ogni caso, leciti.