“Ho respirato l’aria in cima al sacro Burkhan Khaldun e ho pregato sulla presunta tomba di Gengis Khan per la purificazione karmica del popolo mongolo. Sono entrato a Shamballah attraverso porte esistenti nel deserto del Gobi e altre sparse nell’infinita Mongolia. Ho avuto l’onore di vedere il corpo e l’immenso tesoro del Grande Condottiero e posso affermare che sono entrambi custoditi con il sangue di migliaia di persone e da guerrieri pronti a morire per mantenere il segreto. Il desiderio di una eventuale ricompensa è stato soppresso dalla consapevolezza che tutto deve rimanere segreto ed inviolato, affinché egli possa “crescere” sereno e riportare nuovamente la Mongolia ai vertici del mondo.”