Contrariamente alle violente vicende che a fine Settecento abbatterono l’assolutismo in Francia, le esigenze che portarono alla Guerra Civile inglese non intendevano porre le basi di un nuovo ordine statuale, né miravano a rovesciare la monarchia, quanto introdurre condizioni che regolassero i rapporti tra questa e il Parlamento, luogo della rappresentanza dei cittadini. Dopo le sanguinose vicende culminate nella decapitazione di Carlo I nel 1649 e la proclamazione della Repubblica di Oliver Cromwell, seguì la Restaurazione e il ritorno degli Stuart con Carlo II. Da allora l’Inghilterra sarebbe rimasta un Paese monarchico. La battaglia per divenire un moderno Stato liberale passò, nel 1689, per quella rivoluzione incruenta che, guidata da Guglielmo d’Orange, segnò l’inizio della fine per la dinastia degli Stuart e concluse il transito dall’assolutismo dei re, fondato sul diritto divino, al primato del Parlamento. E fu sancito dal Bill of Rights: patto tra la nazione, e le sue vecchie e nuove classi sociali nel Parlamento rappresentate, e la monarchia.