Il Settecento si aprì con la prima di tre grandi guerre di successione, provocata dalla crisi dinastica seguita alla morte del re spagnolo Carlo II d’Asburgo. La possibilità che i troni di Spagna e Francia confluissero nell’unica persona di Filippo di Borbone, nipote di Re Sole, provocò la reazione d’Inghilterra, Olanda e Stati tedeschi che si schierarono con gli Asburgo d’Austria. Dopo dodici anni di guerra, il precario equilibrio raggiunto con le paci di Utrecht (1713) e di Rastadt (1714) limitò le pretese francesi e spagnole conferendo all’Austria i Paesi Bassi meridionali e i territori spagnoli d’Italia (spartiti con i Savoia). Effettiva vincitrice fu l’Inghilterra, che ottenne le colonie nordamericane dalla Francia e il diritto d’accesso commerciale a quelle sudamericane della Spagna. Le guerre di successione inaugurarono l’era delle battaglie “di manovra”, rivolte soprattutto a mostrare la superiorità di uno Stato da far pesare nelle trattative diplomatiche cui era demandata la vera risoluzione dei conflitti.