La figlia di Iorio segna un punto d'approdo nella produzione teatrale dannunziana. Il poeta riscopre l'Abruzzo pastorale selvaggio, in cui ambienta simbolicamente una storia di matrice decadente e superomista. La famiglia di Lazaro di Roio del Sangro sta preparando le nozze del figlio Aligi. L'atmosfera è gaia ma Aligi pare comunque turbato da strane sensazioni e presagi. Mentre la cerimonia nuziale procede, irrompe nella casa Mila di Codro - la figlia di Iorio, un mago - per cercarvi rifugio, inseguita da un gruppo di mietitori ubriachi. Aligi è stregato dalla donna e va a convivere assieme a lei in una caverna pastorale. Benché la loro unione non sia peccaminosa, gli eventi precipitano rapidamente sino al tragico finale.