La ragazza del Bristol
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La ragazza del Bristol. Chi è Clarice Cavalcante? Che cosa si cela dietro il suo frammentario passato, di cui si conoscono solo rari lacerti – un lavoro al Bristol, night milanese démodé, celebre per essere stato frequentato dai più sofisticati musicisti jazz, un matrimonio giovanile che la mette a contatto con Marcel Duchamp e l’arte surrealista?
E, soprattutto, che cosa accade nell’ormai leggendario Postale dei Fiordi, l’esclusivissimo club di vacanze itinerante per ricchi eccentrici, in cui si entra solo su insindacabile giudizio di Clarice? Da anni stampa e opinione pubblica cercano di penetrarne il mistero, e quando il Postale fa tappa in un castello sulla collina torinese, l’aspirante giornalista Elena Tarso viene infiltrata per ricavarne un reportage che farà epoca. Ma uno degli ospiti del Postale viene ritrovato morto nella piscina del castello, gli eventi precipitano e la vicenda prende una strana piega...
«Quanto può durare la sensazione di morte imminente? Come ho fatto a non morire? La forma era lì, alta, ferma, sull’uscio. Era lì per me, era ovvio. Ho inghiottito un grido, forse ho emesso un gemito. La figura ha ondeggiato, come scossa da una brezza, come una fiammella grigia agitata dal vento. Si è mossa appena, è venuta avanti di poco, un metro, non di più, cauta, e sembrava non toccare terra, avanzava come fa il fumo, come fa la nebbia.
E io non avevo vie di fuga, e se mi fossi spostata avrei abbattuto colonne e teche. Il sangue urlava per fuggire, l’adrenalina mi chiedeva di agire, di creare una barriera con quelle stesse teche, di aprire la finestra e magari buttarmi giù, urlando. [...] Quando la figura si è spinta avanti di un altro poco, ho sentito cedere le ginocchia. Ho resistito, non sono caduta. Ho alzato le mani, come se fossi stata davanti a un poliziotto. Perché non sono morta?»
La ragazza del Bristol. Ancora una volta, Massimo Tallone spariglia le carte del noir; e se all’inizio sembrerà di vivere in un ambiente narrativo alla Agatha Christie, ben presto il lettore capirà che nessun teorema trova soluzione ricomponendo l’ordine del mondo, nessun esito consolatorio mette fine al caos. Solo uno spaesamento surreale e crudele e, forse, l’esistenza di un mondo parallelo in cui le regole del quotidiano non valgono. Geniale.