Sincero e toccante racconto autobiografico sulla prigionia nei campi d’internamento sovietici, Quattro metamorfosi parla direttamente attraverso le emozioni, i grandi paesaggi siberiani, le scelte estreme dei personaggi.
La testimonianza di Dmitrij Bystrolëtov, detenuto dal 1938 al 1954, è un concentrato dicotomico di istinti e pensieri lucidi, ferventi convinzioni e imprevedibili perplessità, tra tumultuosi moti interiori e l’impotenza dettata dalla condizione forzata.
Attraversando diverse fasi di coscienza (e incoscienza) che sono per l’appunto le metamorfosi, sembra trovare la sua via di salvezza. Che sia quella definitiva non è dato saperlo, se non continuando a leggere la sua trilogia.
Un’opera importante, grazie alla quale è possibile avvicinarsi alle storie di uomini e donne che hanno passato molti anni della loro vita internati nei campi di lavoro e per poter riflettere sulla capacità di adattamento in condizioni disumane.
“io rifiuto la libertà acquistata oltrepassando la linea del fuoco tra i due mondi; la mia libertà è soltanto qui, in terra sovietica, anche se per me è temporaneamente circondata dal filo spinato.”