Come ai tempi di Erode. Le prassi anomale della giustizia minorile
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Il 30 ottobre 2007 Carla, una giovane rumena da poco immigrata in Italia con il marito e i tre figli si reca a scuola per prelevare i bambini. Le viene però detto che Jean, di undici anni, Suzana, di nove, e Aurora, di sette, sono stati portati via in mattinata da un’assistente sociale scortata dalla polizia.
Dalla lettura del decreto del Tribunale dei Minori, Carla apprende di essere accusata di anaffettività. Il decreto stabilisce inoltre l’internamento dei bambini in una struttura segreta e la data della prima udienza: maggio 2008, ben otto mesi più tardi. Costituendosi in giudizio, Carla comprende che tutto è nato dall’ostilità di un’assistente sociale nei suoi confronti.
Su pressione del legale della donna, Salvatore di Grazia, l’autore dell’opera, la data dell’udienza viene anticipata, ma è ormai iniziato per Carla un percorso molto duro da affrontare, che culmina con la richiesta di apertura di un procedimento finalizzato all’adozione dei bambini.
Nel frattempo si riesce a ottenere l’autorizzazione per una breve vacanza dei bambini in Romania, presso i nonni paterni.
Essendo Carla nella pienezza della potestà nel suo Paese e avendo il Servizio Sociale di Romania riscontrato l’adeguatezza materna e la volontà dei bambini di rimanere con la madre, i figli di Carla non fanno ritorno in Italia, dove, sulla base di quanto raccontato ai Servizi Sociali del loro Paese, hanno subito gravissime vessazioni fisiche e morali.