Anche un Falò, che va progressivamente spegnendosi, e una Luna pur essa prossima al tramonto condividono un sentimento di amicizia. I due amici filosofi Ferraris/Falò e Varzi/Luna passano in rassegna definizioni classiche senza ritrarsi davanti a complicate questioni metafisiche, ma anche concordando sulla centralità degli individui. La conversazione che, dato il contesto, non può che essere breve e profonda, si concentra intorno ad alcuni modi dell'amicizia: anzitutto la gratuità, la diversità e la semplicità. L'amico infatti non si aspetta nemmeno la reciprocità del rapporto, l'amico è diverso dall'altro, anche se ne condivide gli intenti, e canterebbe di buon grado con il giovane Dante del sonetto "Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io". E quando si ritenesse che l'amicizia è la cosa più importante al mondo, non si dovrebbe dimenticare che un amico, che antepone la verità all'amicizia, è capace almeno di pugnalare di fronte, come Bruto fece con Cesare, e non alla spalle. Né mancano spiacevoli contro-esempi, quando si preferisse, seppure a fin di bene, l'amicizia alla verità. In realtà l'amicizia era per l'antichità un ideale politico, mentre poi è diventato un sentimento e, come tale, ha dovuto arretrare rispetto all'amore. Parallelamente, come pensava Proust, le verità che riguardano gli individui sono più coinvolgenti per il singolo, ma non lo sono per l'umanità. Il libro si chiude col ricordo. A fare dell'amicizia una vicenda individuale è proprio la caducità. E cos'altro è il ricordo se non il dialogo, che continua, con il vuoto lasciato dall'amico?