L'armonia dell'onirico
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Ci sono sempre parole scavate che restituiscono i germogli di una vita in linguaggi di tempo. In alba di vite si legge la luce. In crepuscolo di conoscenze si raccoglie l'armonia. L'onirico che è mistico e vitale, o carnale, ha bisogno di una alchimia che porta all'armonia. Come un silenzio dopo un fiume di parole. Se ho vissuto di linguaggi e vivo di parole, l'alchimia dell'onirico è una contaminazione in cui le comparazioni tra letteratura, filosofia, antropologia e misticismo diventano un viaggio. Forse il mio. O forse oltre lo stesso mio viaggio. Una alchimia che è l'attraversamento di un'armonia tutta dentro il mistero e la speculazione.
Ho abitato incontri. Ogni incontro è stato un partire. È stato un ritornare. È stato un andare per deserti, per fiumi e mari, per voli di paesi e paesaggi. Un cercare tra le pagine della vita e dei libri i fogli necessari al mio esistere. Fogli e foglie. Ed eccomi a spaginare ciò che ho impaginato. È dopo aver ascoltato lo sciamano che l'onirico ha chiesto all'attesa di farsi armonia. Perché l'inquietudine è discordanza ma la concordanza è molto di più anche navigando le parole dei linguaggi che conducono all'armonia di onirici riferimenti tra la letteratura e la vita.
Pierfranco Bruni
Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all'Estero, è presidente del Centro Studi “Grisi”.
Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", “Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "L’ultima primavera", “E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi"). Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D'Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro. Numerosi sono i suoi testi sulla letteratura italiana ed europea del Novecento.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e si considera profondamente mediterraneo. Ha scritto, tra l'altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo", giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra lingua.