Napoli appesa a un filo
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"Otto racconti, una suite per variazione continua di personaggi comicamente tragici, sospesi sul vuoto di una città come Napoli. Sono i poveri incendi e le contraddizioni di un luogo geniale abitato da diavoli, o da scrittori di grande talento come Francesco Costa, che offre di sé, in questa raccolta, un lato inedito della sua scrittura, sull'orlo di una mutazione fra forma amata e forma possibile".
Napoli è la città dalle mille emergenze, in attesa inesausta dell'Apocalisse, la più qualificata scuola di sopravvivenza dell'intero pianeta, paragonabile solo a certe megalopoli asiatiche o sudamericane. Dà asilo ad assassini e a poeti, a bellissime donne e a inguardabili megere. È la città in cui si versano più lacrime e quella in cui si può realmente morire dal ridere. Diversa da ogni città d'Italia, ma al punto che non è assolutamente possibile spiegarne il come e il perché, è la più triste o, indifferentemente, la più allegra.
È l'unica città della penisola che può vantarsi di aver fatto un'autentica rivoluzione, sull'onda di quella francese e con tanto di detronizzazione del monarca. Perennemente sospesi fra la furia del Vesuvio e il fiorire di memorabili canzoni, ignari della sorte che li attende e sensibilissimi al richiamo dei sensi, gli abitanti della città hanno sempre l'aria di essere appesi a un filo.
I protagonisti di questi racconti si chiamano Amoroso, portano tutti lo stesso cognome, perché qualunque sia l'età di un napoletano, nella sua vita è l'amore a farla da padrone. Declinato nei modi più svariati, l'amore per la vita in generale diventa a Napoli di volta in volta amore per il territorio, per il cibo, per i figli e per gli amanti.