Teodosio
La fine dell’Impero Romano unito
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Salito al potere dopo la disastrosa sconfitta di Adrianopoli in cui aveva perso la vita l’imperatore Valente, Teodosio fu l’ultimo grande princeps romano in grado di tenere unito l’impero. Costruì la sua immagine cercando il consenso non solo del popolo ma anche dell’esercito; anzi, proprio nell’esercito trovò il sostegno necessario al perseguimento dei suoi obiettivi in campo politico, civile e religioso, oltre che militare. Riuscì a bloccare i popoli barbari che premevano ai confini dell’impero a occidente e a oriente con le armi e con la diplomazia, includendo i Visigoti tra gli alleati, pacificò i Persiani e respinse gli usurpatori del suo trono. Consapevole che garantire l’unità della Chiesa significava assicurare l’unità dell’impero, combatté le eresie molto più che i pagani, divenuti nominalmente fuorilegge con l’Editto di Tessalonica: con il concilio di Costantinopoli mise al bando definitivamente l’eresia ariana, che contava numerosissimi seguaci specie in Oriente e fra i popoli barbari, rappresentando un grave fattore di destabilizzazione. Dovette però sottomettersi al potentissimo vescovo di Milano, Ambrogio, cosa che secondo gli storici cristiani avrebbe sancito la supremazia della Chiesa sull’impero. Alla sua morte divise la gestione dell’impero tra i due figli Arcadio e Onorio, e da quel momento le due parti dell’impero avrebbero seguito due destini diversi.