Franco, ormai giunto all’età della pensione, ripercorre gli anni a partire dalla preadolescenza, quando comincia a maturare in lui il bisogno di conoscere e di comprendere più a fondo il vissuto dei suoi genitori Beppe e Teresa, di zio Nando e delle amiche e amici con i quali sono in contatto. Quella di Franco è una famiglia modesta – il padre è barbiere, la madre operaia in una fabbrica di fiammiferi – ma ricca di grandi valori e di fede nella libertà e nella democrazia. Entrambi partigiani, sanno raccontare con semplicità e trasmettere al figlio emozioni e ideali che li hanno spinti a rischiare la vita, combattendo con i partigiani “Garibaldini” in Val Varaita. Sul filo dei ricordi, mentre fanno da contrappunto alla ricostruzione di Franco brani tratti da Fratelli coltelli di Giorgio Bocca, lo scrittore partigiano che ha vissuto quelle vicende in prima persona, escono a tutto tondo la figura di Beppe e, più ancora, quella della madre Teresa, coraggiosi e appassionati e soprattutto efficaci educatori, profondamente umani nella migliore accezione del termine, come avrebbe osservato Giorgio Bocca: “capaci di fermarsi prima della ferocia e del fanatismo”.