Caligola e Claudio
Follia e debolezza al potere
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Caligola è stato dipinto, nella sua epoca e in parte ancora oggi, come un individuo folle, dispotico, sanguinario, perverso. Ancora giovanissimo, godette di un vasto consenso popolare, mantenuto nei primi tempi del suo impero. Poi il vento cambiò: l'atteggiamento del Senato divenne freddo, l'immagine che Caligola iniziò a dare di sé fu quella di un tiranno volubile, eccentrico e megalomane. Seguirono fallimenti militari, i conflitti con gli Ebrei, l'eliminazione di potenziali rivali. Anche l'atteggiamento della popolazione nei suoi confronti mutò, a causa dell'introduzione di nuove imposte. La congiura di cui fu vittima, a soli ventotto anni, fu ordita da tutti i poteri forti di Roma (Senato, cavalieri, prefetti, pretoriani, liberti imperiali).
Anche Claudio appare nella storiografia in maniera negativa, come un personaggio contraddittorio e imbelle. In realtà, accanto a iniziative incoerenti, rivitalizzò l'efficienza e la credibilità del Senato, compì numerose riforme, sulla scia di quelle di Augusto, per razionalizzare il governo dell'impero, dette grande potere ai liberti nella burocrazia statale, svolse una politica di integrazione delle province, con provvedimenti volti a favorire la concessione della cittadinanza romana e l'ammissione di notabili della Gallia al Senato. Condusse a termine la conquista della Britannia meridionale e ampliò i confini politici dello Stato nel quadro di una visione universalistica del potere romano. Coinvolto in scandali e intrighi di corte, morì avvelenato forse su iniziativa della quarta moglie Agrippina, che non vedeva l'ora di porre sul trono il figlio adolescente Lucio Domizio Enobarbo, più noto come Nerone.