Furio Camillo
Roma sottomette il Lazio
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La nascita della repubblica romana fu particolarmente travagliata e segnata da aspri conflitti fra il patriziato e la plebe. In gioco c'era la distribuzione del potere: al posto dei re, due consoli che erano comunque espressione dell'aristocrazia, e un popolo che non vedeva miglioramenti nella sua condizione di subordine. Il dissidio si sarebbe protratto per secoli, fino alla guerra civile e l'instaurazione della dittatura di Giulio Cesare, dopo di che fu la repubblica a restare sconfitta con l'avvento dell'età imperiale.
Ciò non impedì, tuttavia, che nel primo secolo di vita la repubblica desse inizio alla sua inarrestabile espansione, sottomettendo l'uno dopo l'altro i popoli vicini e fondando un numero sempre maggiore di colonie. E neppure la calata dei Galli di Brenno che misero Roma a ferro e fuoco riuscì a indebolirla. Roma rinacque subito, con il motto «
Hic manebimus optime» (Qui staremo benissimo), pronunciato da un umile centurione sulle sue macerie. Quelle di una città predestinata ad andare sempre avanti, qualunque cosa fosse accaduta.