senza posa
Lorenzo Lotto, tra Venezia, Bergamo e le Marche
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Lorenzo Lotto non ha vita facile. Nato nel periodo più glorioso dell'arte italiana, si trova a competere con Leonardo e Raffaello, Michelangelo e Tiziano. Così, pur essendo uno dei più grandi artisti del suo tempo, dà il meglio di sé in provincia, in centri minori o addirittura in paesini quasi introvabili sulla mappa. Una carriera in movimento, la sua, tra il Veneto, la Lombardia, le Marche, che vede in Bergamo una tappa cruciale e che lo conduce alla meta finale, il santuario di Loreto.
Un approdo scritto nel nome "Lorenzo", così come lo è il destino di "lottare" per un successo che sembra sfuggire sempre dalle dita.
Proprio sulle soglie del santuario, l'ormai anziano pittore è colto da Stefano Zuffi mentre sussurra a monsignor Gaspare Dotti il racconto della sua vita: una confessione senza veli, che porta il lettore dentro ai capolavori e alle vicende di una esistenza tortuosa. Ne emerge il ritratto intimo di un uomo che Pietro Aretino, in una lettera agrodolce, ha definito «più della bontà buono e più della virtù virtuoso».