Intelligente e colto, dall’aria di «dignitosa compostezza», Sidney Sonnino è considerato «la coscienza del Risorgimento» per la natura del suo operato, a partire dal suo primo trattato del 1870, Il suffragio universale in Italia, nel quale mise in luce i problemi sociali in particolare del Meridione, e fino alla morte, sopravvenuta il 24 novembre 1922. Ricoprì in Parlamento i più alti ministeri, tra cui le Finanze e il Tesoro, oltre a essere ministro degli Esteri durante la Grande Guerra, nel lungo periodo di tempo tra il patto di Londra e la conferenza di pace di Parigi. Entrò nella vita pubblica colmo di speranze e di ambizioni, ne uscì nel 1919 distrutto, lamentando l’incurabile solitudine morale dell’individuo.