I Celti
Roma incontra l'altra Europa
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Il termine Celti racchiude svariate centinaia di tribù che all'epoca dell'espansione di Roma avevano colonizzato a macchia di leopardo un'area che andava dalla Spagna all'Asia Minore e comprendeva l'Europa centrale, l'Italia settentrionale, le isole britanniche e l'Irlanda. Erano tribù forse di origine diversa, ma che parlavano lingue dalle radici comuni, avevano costumi e culture simili e condividevano parte dei loro pantheon.
Per i Romani, Celti era sinonimo di "altro", parte di un mondo barbarico ancora poco conosciuto e proprio per questo percepito come minaccioso, sia sul piano politico e militare sia su quello culturale. Effettivamente, fra queste due popolazioni le differenze erano numerose, molto più accentuate di quelle tra Roma e gli altri popoli mediterranei: da una parte, la concretezza e la coesione dei Romani, dall'altra, la spiritualità e l'individualismo dei Celti.
All'inizio del IV secolo a.C. quasi tutta l'Italia settentrionale era, di fatto, parte di un mondo celtico: la minaccia per Roma era palpabile. E mentre l'Urbe si espandeva a sud, iniziò anche a valicare il Po per combattere il nemico sconosciuto. Poi fu la volta dei territori transalpini, prima con Giulio Cesare in Gallia, in seguito con gli imperatori che conquistarono le isole britanniche. Alla fine, i Celti si latinizzarono tribù dopo tribù, anche se in alcuni territori più settentrionali, come certe aree dell'Irlanda e della Britannia, riuscirono a mantenere lingua e tradizioni proprie, la cui eredità è ancora oggi molto viva.