"Questa è una storia lunga vent’anni. Per alcuni non è ancora finita; per altri, è durata qualche settimana, pochi giorni appena. Per qualcuno, una sola notte: quella in cui caddero le stelle."
Nel 1946, un gruppo di bambini provenienti dalle zone più colpite dalla guerra nell’Italia del Sud arrivò in un casolare vicino Sassuolo, in Emilia-Romagna, grazie a quelli che venivano chiamati i “treni della felicità”, iniziativa promossa dall'Unione Donne Italiane e dal Partito Comunista Italiano, con il supporto della Croce Rossa. I bambini, di età tra i 5 e i 12 anni vennero accolti e nutriti da famiglie che, per qualche tempo, li crebbero come propri figli. Ognuno di loro portava con sé il dolore della guerra, una paura che si materializzava in un’ombra, una presenza costante al proprio fianco che li aveva seguiti lungo il viaggio.
Nel 1968 muore l'anziana Zaira, una delle donne che aveva accolto i bambini nella propria casa. Il suo funerale, a Sassuolo, è l’occasione per incontrarsi nuovamente dopo più di vent’anni. Alcuni di loro, come Santina, erano rimasti in Emilia-Romagna, altri erano ritornati nelle loro città d’origine. Uno di questi è Nicola, che ormai è sposato e ha da poco avuto un figlio. Dina, la moglie, è contenta che riveda i compagni di un tempo. Perché Nicola non dorme mai. Deve essere per qualcosa che accadde una notte di quel 1947, una notte d’estate in cui caddero le stelle.