Il saggio di Alessandro Pertosa e Lucilio Santoni mette in discussione il mito del lavoro e la cultura del lavorismo che abbraccia tutte le idee politiche e le fedi religiose dell'Occidente. C'è però una Storia minoritaria ma estremamente lucida e vitale che in quella cultura non si riconosce. Gli autori si fanno interpreti e portavoce di questa corrente eretica che valorizza l'ozio, il gioco, la creativita, l'eros, la vita frugale. Che non demonizza certo il lavoro, ma ne predilige l'aspetto sacro, il fare poco e bene, sottraendosi alle logiche di potere e al denaro come unico valore dell'esistenza. Il pensiero anarchico e il cristianesimo evangelico sono i fari guida del libro.