Stalingrado
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A Stalingrado si combatté una battaglia di oltre cinque mesi segnata da feroci combattimenti ravvicinati e assalti diretti ai civili nei raid aerei, nonché con la guerriglia urbana: la più mortale che abbia avuto luogo durante la Seconda guerra mondiale. Furono più di due milioni i militari morti o feriti, e centomila i civili uccisi, nella lotta per conquistare o difendere una città che sembrava troppo orientale per avere un'importanza strategica nelle vicende della guerra in Europa. Invece, per i sovietici si trattò di una vittoria fondamentale e di uno spartiacque per il prosieguo della guerra: politicamente e ideologicamente rappresentò un colpo significativo al regime di Hitler, alla sua credibilità e alla sua forza nei confronti sia della popolazione sia dell'intero apparato militare. Stalingrado arrestò l'avanzata della
Wehrmacht in Russia, che minacciava direttamente la capitale, e per l'Urss segnò l'inizio della controffensiva, dopo un anno e mezzo in cui aveva subìto cocenti sconfitte, che nel 1945 avrebbe portato l'Armata Rossa a conquistare Berlino sancendo la fine di Hitler e del nazismo.