Atlante degli abiti smessi
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Eleonora è una donna eccentrica con
un modo tutto suo di guardare il mondo.
Ma è anche una donna impetuosa.
E ora che l'ex marito è scomparso,
il rapporto con la figlia Corinne si
è strappato, «come un lenzuolo che ha
subito troppi lavaggi, vestito troppi
letti».
È anche per questo che Eleonora lascia
Firenze e si rifugia a Parigi, in cerca di
solitudine e di chiarezza, perché certe
fughe «non si organizzano, si subiscono
e al massimo cerchi di perfezionarle». Da lí, osserva il parco sotto casa e
le abitudini bizzarre degli inquilini del
suo palazzo - un «ottimo esercizio di
equa e diffusa compassione» - e tesse
nuove trame. Ma soprattutto scrive a
Corinne, per ricucire il loro rapporto.
Un giorno dopo l'altro compila un campionario
sfavillante degli abiti lasciati
nella casa di Firenze. Una sorta di
vademecum per orientarsi fra il silenzio
ostinato degli armadi e il frastuono
dell'umanità.
Il catalogo animato di Eleonora diventa
cosí un modo di trasmettere l'esperienza
del tutto singolare, «fuori dalle
ante». Un vortice di parole febbrili,
inventive, con una forza espressiva
inesausta, che ci trascina senza sosta, lasciandoci alla fine la sensazione di
avere vissuto una storia che ci riguarda
molto da vicino.
***
«Vestiti che vogliono brillare, come le bombe».
«Vestiti che hai paura a rimettere, perché quel giorno
sei stata cosí felice».
«Le vite non vogliono essere risparmiate. Ogni cosa,
ogni corpo, non chiede che questo, sgualcirsi, logorarsi,
cadere e ferirsi, sporcarsi e cicatrizzare, urtare,
sanguinare, ricucire».
«Vestiti elfi. Che non trovi in nessun
posto quando li cerchi. Ma poi rispuntano
beffardi come niente fosse, in bella
vista, proprio là, esattamente dove
prima non c'erano. Inutile spostare
grucce e rovistare, in questi casi, meglio
non accanirsi, tanto ritornano. Tu
devi far finta di nulla. Tieni gli occhi
chiusi, se senti un fruscio mentre dormi.
Devi stare al gioco se vuoi la pace
nel tuo armadio».