Auschwitz spiegato a mia figlia
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Come spiegare ad una bambina il significato di Olocausto
Le ferite di chi è vissuto nei campi di concentramento non sono rimarginabili
L’atto unico prende spunto dalla scoperta, da parte della figlia, di un numero, un marchio indelebile, tatuato sul braccio del padre. Questi non vorrebbe raccontare una verità tanto dolorosa quanto cruda ad una bambina. Ma la sua insistenza lo convince alla fine a svelare la vita vissuta, le brutture viste e provate sulla pelle, le torture e gli assassini di gente inerme, la cui colpa era il popolo di appartenenza o la fede politica o l’inclinazione sessuale.
Si svela così un racconto tanto conciso quanto completo ed esauriente, che la bambina raccoglie e fa suo. Tanto da chiedere al padre se può riportarlo ad altri. È questo il risultato atteso, il tramandare alle generazioni più giovani, affinché non dimentichino. Quei dolori, quelle sofferenze, inferti da uomo ad uomo, non devono ripetersi più nel futuro dell’umanità.
Auschwitz, il campo di concentramento tristemente simbolo dell’olocausto, è il luogo preso ad esempio. Ma il discorso si rivela generale per tutti gli oppressi per qualsivoglia motivo.
L’atto unico in audiolibro
È lo stesso autore, Graziano Di Benedetto, ad impersonare la figura del padre, mentre sua figlia Francesca interpreta il ruolo della figlia. Graziano è formattore, recita soprattutto con intenti terapeutici. Nell’audiolibro la sua voce, viva e decisa, sa trasmettere l’mbarazzo del racconto di tante brutture ad un’adolescente, che si vorrebbe tenere al riparo da certe realtà. Ma alla fine, prevale la volontà di trasmettere insegnamenti morali e la speranza in un futuro che è proprio nelle mani delle giovani generazioni.
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Italienska