La metamorfosi e tutti i racconti
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Introduzioni di Fabrizio Desideri e Giulio Raio
Traduzioni di Luigi Coppé e Giulio Raio
Edizione integrale
Questi racconti, al loro apparire, ebbero subito l’effetto di «un colpo d’ascia in un mare di ghiaccio». Dopo di essi, la letteratura non fu più la stessa. Con l’essenzialità stilistica di un nuovo classico, Kafka, in queste pagine, mette in scena un conflitto mortale: quello tra vita e scrittura. Non rifugio o medicamento per le ferite dell’esistenza quotidiana, non strategia di appropriazione di sé e della propria identità, la letteratura si fa discesa agli inferi dell’umano. Come cognizione del negativo, la scrittura si trasforma per Kafka in un «assalto al confine estremo»: un confine contro il quale si infrange. Nel sereno distacco anche dal proprio senso di alienazione è la grandezza dell’arte kafkiana. Il lamento qui si fa perfetto e acquista una enigmatica bellezza.
«Gli piaceva soprattutto stare sul soffitto; era assai diverso che giacere sul pavimento; si respirava più liberamente; un leggero dondolio faceva vibrare tutto il corpo; e nell’astrazione quasi felice a cui Gregor s’abbandonava quando si trovava lassù, poteva accadere che si lasciasse andare distrattamente e precipitasse al suolo.»
Franz Kafka
il più celebre interprete della complessità del vissuto umano e delle angosce che turbano la nostra epoca, nacque a Praga nel 1883. Figlio di un agiato negoziante, gretto e autoritario, con cui visse sempre in conflitto, trascorse un’esistenza apparentemente monotona e priva di grandi avvenimenti. Poco dopo la laurea s’impiegò in un ente pubblico, dove rimase fino a due anni prima della sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1924 a causa della tubercolosi. Scrisse tre romanzi, America, Il processo e Il Castello, un gran numero di bellissimi racconti, tutti pubblicati dalla Newton Compton nella collana e nel volume unico Tutti romanzi, i racconti, pensieri e aforismi.