Riso nero
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Letteratura - romanzo (234 pagine) - Le pagine di questo romanzo, nella splendida traduzione di Cesare Pavese, si rincorrono, scivolando in un gioco di specchi nel quale si riverberano le pecche della società statunitense di inizio Novecento
Un classico molto citato e poco letto che, invece, merita ancora tutta l’attenzione di chi ha il difetto di alzare il tappeto per osservare lo sporco celato sotto senza gli occhiali protettivi. I vizi vengono al pettine con una semplicità sconcertante. Anderson sembra non cercare mai l’applauso o il cosiddetto effetto wow, ma sa regalare attimi di potente riflessione mai velata di filosofismo. La traduzione italiana degli anni Trenta di Cesare Pavese, un altro al quale la vita non veniva facile, dona un sapore tragicamente quotidiano a questo romanzo uscito nel 1925, come a voler tratteggiare un bilancio emotivo del primo quarto di un secolo terribile, oltre che breve. Il significato del titolo (Dark Laughter nell’originale) si trova tutto nell’ultimo apparentemente (solo apparentemente!) insignificante paragrafo.
Sherwood Anderson (Camden, 1876 – Panama, 1941), costretto ad andare a lavorare da giovanissimo per mantenere la scalcinata famiglia (sfilza di fratelli, padre ubriacone e madre stroncata dalla tubercolosi), percorse in lungo e in largo gli States in cerca di se stesso (senza trovarsi), facendo i lavori più disparati e sposandosi ben quattro volte. Si ritrovò anche a Cuba, arruolato per combattere la guerra ispano-americana (non sparò nemmeno un colpo, in verità). Riversò i turbamenti del suo spirito inquieto nelle produzioni letterarie, che lo fecero assurgere da un lato a erede di Twain e dall’altro a precursore della Beat Generation, con la sua esaltazione della vita errabonda. Morì improvvisamente mentre si trovava a Panama, di peritonite. Scrisse raccolte di racconti (Winesburg, Ohio, 1919, ebbe larghissimo successo), romanzi (Poor White, 1920; Many Marriages, 1922; Tar: A Midwest Childhood, 1926) e raccolte di poesie (Mid-American Chants, 1918; A New Testament, 1926).