Senso
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La contessa Livia, nobildonna di trentanove anni sposata con un conte ormai anziano e molto più vecchio di lei, decide di scrivere in un piccolo diario i fatti che ha vissuto in prima persona sedici anni prima tra Venezia, città nella quale si trovava in viaggio di nozze col marito, e Verona. In particolare, ciò che ella decide di scrivere è un piccolo scartafaccio, una serie di memorie che la contessa promette di bruciare al termine della stesura.
Fin dall'introduzione sopra descritta, la contessa Livia ama descrivere se stessa come una donna di bell'aspetto, che nonostante l'età ormai non più giovane (al tempo della stesura dello scartafaccio ha infatti trentanove anni) è ancora fiera del suo aspetto fisico e ama definirsi un'abile seduttrice. Si tratta dunque di caratteristiche fondamentali per comprendere ciò che viene raccontato in seguito, ossia la sua travagliata storia d'amore avuta sedici anni prima.
La contessa Livia inizia quindi a raccontare di quando si trovava nel capoluogo veneto col marito, un nobile austro-italiano convinto antipiemontese, in occasione del loro viaggio di nozze. Iniziando a frequentare gli ambienti di questa città, ella viene indirettamente a contatto con i timori per lo scoppio dell'imminente guerra tra l'Impero Asburgico e l'Italia, ma soprattutto conosce un giovane tenente austriaco, Remigio Ruz, uomo di bell'aspetto ma dal carattere fortemente cinico e dissoluto, del quale Livia s'innamora. Trascurando ogni interesse per il vecchio marito, che Livia dice di avere sposato soltanto per puro interesse economico e sociale, i due iniziano una relazione segreta dopo essersi incontrati in un bagno termale veneziano. Fin da subito si capisce infatti che i due condividono diversi tratti caratteriali, a partire dalla dissolutezza morale e dal cinismo quasi esasperato.