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Sublime fragilità

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“Attraverso lo spazio l’universo mi afferra e mi inghiotte come un granello; attraverso il pensiero io afferro l’universo”. Così scrive Blaise Pascal in una delle sue opere più note i Pensieri, un’opera pensata come singolare apologia del Cristianesimo, un’analisi serrata, poetica e razionale della condizione dell’uomo, della sua grandezza e della sua miseria. In altro passo dei Pensieri, ancor più famoso, Pascal proclama: “l’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo”.

La fragilità umana vive di istanti, di frammenti, di emozioni che subitanee appariscono e si chiariscono sul limitare di un universo più grande che li comprende e li ricompone. Entrando nell’ottica della naturalità dell’imperfezione, della scoperta della fragilità, sapremo veramente scalare le montagne, perché avremo capito che la “forza” è nell’amore, nella solidarietà, nel completamento della nostra realtà attraverso la compenetrazione con le altre realtà, che ci circondano e fanno bella la vita.

L’approfondimento del tema relativo alla fragilità è scaturito dalle riflessioni condotte sul filo conduttore della kermesse FerentinoFotoFestival, incontro annuale di fotografi che su invito del Direttore artistico espongono una o due foto correlate al tema dell’edizione del Festival. Nel 2022 il tema ha riguardato la “fragilità”. Su tale argomento di indagine sono nati dei “frammenti” di pensiero poetico, brevi componimenti annodati tra loro dalla memoria, dal ricordo, dalla nostalgia.

Ciò che vive nel passato è fragile come una bolla di sapone, che iridescente brilla sotto il sole, anela al sole ignara che il calore dei suoi raggi sarà la ragione della sua morte. Il calore scioglie i legami tremuli della sua superficie, che scoppiando si disperde in mille e mille vapori, che schizzano impazziti come pulviscolo cosmico. Fragile è la memoria che si nutre di ricordo, perché riporta nel calore del cuore palpitante la sua ansia di vita. E la nostalgia, il vagheggiare fissando nell’immaginazione i fantasmi del passato, desiderando proiettare nel futuro le schegge caleidoscopiche in cui si frantuma la vita quotidiana, ci apre spazi di ansia di stabilità e di eternità.

Siamo fatti di polvere di sogni che brilla attraversata da raggi del sole … Sogno e immaginazione sono ricongiunzioni di frammenti che esistono perché posti in essere dalla luce che li lega e li fa vibrare; e in quei frammenti, caleidoscopiche tessere del mosaico dell’esistenza universale, riconosciamo figura, immaginiamo trasfigurandoli nel sogno e nella contemplazione figure e fantasmi, proiezioni della nostra conoscenza amante. ”. L’uomo è un paradosso: aspira all’infinito, alla felicità, al tutto ed è, al contempo, racchiuso nel suo limite, nella sua fragilità, nella sua finitezza; ma all’interno di questa profondissima scissione c’è il nucleo della sua vittoria: l’uomo giganteggia nella sua piccolezza perché domina tutto con la forza del suo pensiero (ragione) che è anche sentimento (cuore).

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