Una delle principali fonti di ispirazione e fondamento della sua scrittura fu per William Butler Yeats la credenza in un mondo invisibile di forze soprannaturali che il poeta e drammaturgo si sforza di decrittare in un viaggio visionario nel mondo dei simboli. Sembra cosa bizzarra, forse, che uno dei maggiori scrittori del XX secolo credesse alle “assurdità” – accuratamente rimosse dalla nostra cultura no a non molti anni fa – basate su incantesimi e fate, spiriti elementali, potenze occulte e magiche invocazioni. E pure tutta la vita, e non solo quella letteraria, di Yeats è basata sulla ricerca delle strutture sulle quali si fondava la dimensione leggendaria e atemporale che gli veniva narrata quand’era ancora Pollexfen insieme al quale sperimentava episodi di telepatia. Yeats afferma che le immagini che uivano nella sua mente erano slegate, scoordinate e frammentarie; seppe tuttavia sfruttarle in modo magistrale in molte sue opere.