Le leggende del castello nero
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Iginio Ugo Tarchetti (nato Igino Pietro Teodoro Tarchetti, 1839-1869), scrittore e giornalista, è stato un interessante esponente della scena culturale italiana del XIX° secolo e uno dei più importanti esponenti della Scapigliatura milanese.
Anticonformista e tendente alla malinconia e alle fantasie macabre, Tarchetti (che adottò letterariamente il secondo nome Ugo in onore del Foscolo) ci ha lasciato diverse opere tra romanzi, racconti e poesie. Si tratta in certi casi di opere di critica sociale, spesso supportanti tesi antimilitariste, altre volte di racconti che presentano un certo gusto per il macabro, il mistero, l'abnorme e il patologico, frutto in particolare della lettura delle opere di Edgar Allan Poe e Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. Il suo capolavoro è però considerato il romanzo Fosca, pubblicato postumo e terminato dall'amico Salvatore Farina. Dal romanzo, nel 1981, il regista Ettore Scola trasse il film Passione d'amore, presentato in concorso al 34º Festival di Cannes.
La sua raccolta di Racconti fantastici, il cui sottotitolo fu Racconti in bilico tra illusione e certezza, fantastico e reale, venne pubblicata a Milano da Treves nel 1869. Si tratta di cinque storie oniriche, fantastiche e introspettive che si aprono a scenari misteriosi e inquietanti e a dimensioni in cui non trovano più spazio la razionalità e le certezze; storie sicuramente ispirate dai capolavori di Poe, Hoffmann e, probabilmente, di Charles Nodier.
Proponiamo oggi all’attenzione dei nostri lettori una di tali storie, intitolata Le leggende del castello nero. Una storia gotica, un oscuro viaggio nel tempo, sulla scia di passate esistenze, alla scoperta di un luogo maledetto. Un’inquietante storia di reincarnazione e mistero.
«Ma abbiamo noi avuta una vita antecedente? Abbiamo previssuto in altro tempo, con altro cuore e sotto un altro destino, alla esistenza dell’oggi? Vi fu un’epoca nel tempo, nella quale abbiamo abitato quei luoghi che ora ignoriamo, amato quegli esseri che la morte ha rapito da anni, vissuto fra quelle persone di cui vediamo oggi le opere, o cerchiamo la memoria nelle storie o nell’oscurità delle tradizioni?».