“Un mondo di immagini”: un’espressione che è oggi tanto famigliare quanto ingannevole. Ci fa pensare alle immagini come apparenze che ci circondano e ci dominano. Ma, come mostrano i linguaggi artistici, è ben più interessante considerare le immagini non come apparenze, ma come apparizioni che generano mondi sensati e insensati, in una dinamica chiasmatica tra l’inaggirabile vita estetica della forma, che si realizza in un insieme significante o in un’opera, e le corrispondenze immateriali che animano la materia. Per questo, per il loro potere generativo, il lavoro delle immagini ci turba e ci interroga. Interroga i filosofi, che vi riconoscono processi che generano forme: così per Cassirer, Wittgenstein, Benjamin. E diventa matrice di scrittura e di riscrittura di mondi: così per Nabokov, Sebald, Shakespeare, Savinio, e molti altri.