Il trattato della quinta essenza
ovvero dei segreti di natura
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Raimondo Lullo (Ramón Llull) nacque in una nobile famiglia catalana a Palma di Maiorca nel 1232 (1233 o 1235 secondo fonti diverse). Il padre aveva contribuito alla riconquista dell’isola dai Mori.
Fu protagonista della cultura medioevale, portatore di un pensiero di grande originalità, e insieme uomo d’azione; viaggiò molto allo scopo di persuadere i potenti d’Europa alla crociata contro i musulmani in un’epoca nella quale le guerre crociate erano ormai accantonate.
Filosoficamente l’importanza di Lullo – espressa soprattutto nel suo Ars magna – si conferma nell’influenza avuta su grandi pensatori del ’500 e ’600 come Agrippa di Nettesheim, A. Kircher, P. Gassendi, G. Dalgarno, Bovillo, Giordano Bruno e culminata in Leibniz.
Sul finire del XIII secolo gli studi alchemici erano fiorenti e di grande interesse per i filosofi d’ingegno e desiderosi di mostrare nuove vie di conoscenza. Pensiamo a Ruggero Bacone e ad uno dei suoi più brillanti allievi, il frate catalano Arnaldo da Villanova, dagli insegnamenti del quale prenderà ispirazione la ricerca alchemica di Raimondo Lullo.
Per Lullo l’alchimia era il mezzo – come per altro la medicina astrologica compendiata nel suo Trattato di astrologia – che, se correttamente applicato, consente al ministro di quell’arte di formulare diagnosi precise e somministrare efficaci rimedi terapeutici. Per questo il Trattato della Quinta essenza non si produce in lunghe spiegazioni ma sinteticamente esprime l’esperienza dell’autore, che illustra come ha fatto lui e propone a chi legge il suo procedimento. Per queste ragioni il “lullismo” assunse il sapore magico e occulto che era presente nelle frange ermetico-cabalistiche del neoplatonismo rinascimentale.
Lullo si sforza di costruire un “metodo scientifico” in applicazione alla medicina astronomica per calcolare le complessioni elementari nell’uomo e nelle medicine preparate con le piante, in relazione agli astri.